Ammettiamolo, le librerie sono piene di romanzi-spazzatura, dati in pasto al grande pubblico con il preciso intento di risultare scorrevoli e intriganti. Non capita molto spesso di vedersi assegnata la traduzione di un romanzo degno, è più facile ritrovarsi alle prese con un autore che fino a ieri faceva il giornalaio (nulla contro i giornalai, per carità, è solo un esempio) o che cavalca l’onda del successo di un genere in particolare: giallo, erotico, libri maledetti, profumi in cucina e così via.
Come avevo già accennato tempo fa, oggi parleremo di un argomento piuttosto delicato: gli “autori per caso”. Nei loro libri si ritrova spesso uno stile ingenuo e piuttosto povero, tipico di chi non padroneggia l’arte di scrivere. Magari il lettore non se ne accorge neppure e li trova scorrevoli e appassionanti, ma la vera scorrevolezza non è facile da raggiungere né tantomeno da riprodurre, perché solitamente ci si accorge che la presunta fluidità nasconde un fraseggiare impacciato e ridondante. Un traduttore si accorge se un libro è scritto male molto più facilmente di un semplice lettore. Del resto lo diceva già Gesualdo Bufalino nel suo Il malpensante (1987):
“Il traduttore è con evidenza l’unico autentico lettore di un testo. Certo più d’ogni critico, forse più dello stesso autore. Poiché d’un testo il critico è solamente il corteggiatore volante, l’autore il padre e marito, mentre il traduttore è l’amante.”
Non ho certo le competenze né l’arroganza necessarie per mettermi a criticare lo stile di chicchessia, ma traducendo – e leggendo molto – ci si accorge subito se la scrittura di un certo autore è raffazzonata, poco elegante, goffa. Che fare quando ci si trova di fronte a un testo scritto male nella lingua di partenza?
Ovviamente, non sta al traduttore abbellire e migliorare un libro. Che ci piaccia o no, l’autore è un altro, e noi siamo al suo servizio. Non possiamo dunque aggiustare le frasi a nostro piacimento, anche se talvolta un intervento, anche minimo, si rende proprio necessario. A me è capitato di tradurre un autore che non era esattamente un fine cesellatore del linguaggio: il suo periodare era banale, ripetitivo, con immagini poco efficaci buttate lì come grandi colpi di scena (per non parlare di incongruenze e inesattezze). Ho cercato allora di rendere il testo in un italiano corretto, ma ovviamente il risultato finale rispecchiava il testo di partenza, che non era un granché. A quel punto la palla passa alla redazione, che può permettersi interventi un po’ più sostanziali: il traduttore, invece, deve rimanere fedele all’originale. Certo, la tentazione di limare qua e là viene sempre, e certi autori fanno proprio scappare la pazienza. Più volte sono stata lì lì per eliminare l’ennesima frase orribile, ma non sempre ci si può prendere delle libertà così grosse.
Inoltre, un testo scritto male è molto più difficile da affrontare rispetto a uno dallo stile impeccabile: se l’autore sa quel che fa, è facile farsi prendere per mano e seguirlo con cieca fiducia. Invece, se ci troviamo di fronte a un testo zoppicante, dobbiamo stare sempre all’erta, attenti a ogni errore e ripetizione, a ogni frase labirintica o priva di senso. Quanto spesso i personaggi di un libro si alzano dalla sedia due volte nella stessa pagina, senza essersi mai riseduti, e quanto è facile che gli oggetti in scena si spostino senza motivo apparente…
Tradurre un autore mediocre può rivelarsi frustrante, e il timore che la scarsa qualità del testo in italiano sia imputata al traduttore è sempre in agguato, ma un buon editor si renderà conto che vi siete limitati a rispettare l’originale, soprattutto se allegate alla traduzione una breve nota esplicativa. Ogni cambiamento va comunicato alla redazione della casa editrice, anche per segnalare incongruenze ed errori evidenti.
Non possiamo dunque permetterci di migliorare il testo (e chi siamo per farlo?), possiamo però tentare almeno di renderlo in un italiano corretto e fluido – a meno che l’intenzione dell’autore non fosse tutt’altra, ma qui si parla di scrittori che non si rendono conto di scrivere male. Solo in letteratura possiamo sognare di mettere mano, anzi, di manomettere il testo originale: ne è un esempio il meta-romanzo di Brice Matthieussent La vendetta del traduttore, tradotto da Elena Loewenthal.
In sostanza, non c’è un modo univoco di affrontare un testo mediocre: possiamo solo negoziare di caso in caso, di frase in frase, come ogni traduttore è sempre condannato a fare.